di Salvo Barbagallo
L’Italia dei paradossi: da una parte c’è chi vuole ricordare da cosa è nata la Repubblica Italiana, dall’altra chi governa oggi questo Paese sta facendo di tutto per distruggere ciò che i Padri fondatori hanno realizzato con fatica e oculatezza per il bene comune, la Costituzione. E tutto ciò in una quasi indifferenza generale, senza “reazioni” da parte della collettività nazionale, obbligata a sopravvivere sfuggendo alla ragione d’essere.
Dopodomani, lunedì, in tutta Italia si festeggia il “25 Aprile”, una data memorabile che riporta indietro (o dovrebbe riportare) di 71 anni la memoria: il giorno della “liberazione” dal nazifascismo, anniversario della Resistenza. Il 25 Aprile è ricordato come un giorno fondamentale per la storia d’Italia ed assume un particolare significato politico e militare, in quanto simbolo della vittoriosa lotta di resistenza militare e politica attuata dalle forze partigiane durante la seconda guerra mondiale a partire dall’8 settembre 1943 contro il governo fascista della Repubblica Sociale Italiana e l’occupazione nazista. Così dicono gli storici.
Non deve farsi colpa a Matteo Renzi, investito del potere di rottamare (datogli da chi?) se nell’Anno Domini 2016 cerca di spazzare via le radici dell’Italia rinata dalle macerie di una guerra dagli italiani non voluta: i suoi 41 anni, la mancanza di una “informazione & formazione” scolastica adeguata (forse) non dategli, giustificano tante sue manchevolezze. Pensate: Renzi non può appellarsi neanche al ricordo del Settantotto, in quanto era ancora lontano anni il suo arrivo sul pianeta Terra. Certo ha molti validi crediti, invece, l’attuale Capo dello Stato Sergio Mattarella, con i suoi 75 anni (la maggior parte dei quali trascorsi nella sua Sicilia), con il suo grande bagaglio culturale e, soprattutto, con le esperienze storiche vissute in prima persona. Quindi la porta di questo virtuale dialogo nei suoi confronti è aperta.
Si festeggia La Resistenza, ma ancora oggi – Anno Domini 2016 – si vuole disconoscere che la matrice della Resistenza è Siciliana. Se per Resistenza si intende lotta armata al nazifascismo non possiamo essere del parere che essa ebbe inizio con le Quattro giornate di Napoli (27-30 settembre 1943) considerate il primo episodio storico di insurrezione popolare avvenuto nel corso della seconda guerra mondiale tramite il quale, i civili, con l’apporto di militari fedeli al cosiddetto Regno del Sud, riuscirono a liberare la città partenopea dall’occupazione delle forze armate tedesche. la Resistenza italiana ha avuto inizio, anche se con forme atipiche, in Sicilia: prima con la formazione di gruppi di dissidenza al Regime (leggasi quanti aderirono a “Giustizia e libertà), poi con gruppi di sabotatori (i nuclei armati di Antonio Canepa) delle installazioni militari nazifasciste, infine con la stessa ribellione popolare (leggasi Mascalucia, Pedara, Adrano, Castiglione) nell’agosto del 1943 contro i tedeschi che si ritiravano dalla Sicilia dopo l’invasione anglo-americana. Lasciamo questo sintetico richiamo storico alla valutazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e parliamo di altre conseguenze che sono derivate dalle decisioni di chi ha governato l’Italia sin da quei dimenticati anni del dopoguerra.
Italia liberata da ex alleati (i tedeschi) e fascisti, la Sicilia prima “occupata” dagli “alleati” germanici, poi dai “nuovi alleati”, gli USA. Incredibile, ma vero, basti evidenziare che quando ingenti forze militari, anche se sotto l’etichetta di “alleate”, si insediano stabilmente in un Paese estraneo, quell’azione si può definire “occupazione” di un territorio straniero. Sicilia perennemente “occupata”? Ma certo, questo è quanto è accaduto in Sicilia: dal 1940 all’estate del 1943 allorché forze militari tedesche vennero collocate nei punti nevralgici dell’Isola in supporto alle forze militari italiane; dall’estate del 1943 ad oggi, praticamente, occupata dagli americani con installazioni militari “autonome” e con mezzi di offesa bellica. Possibile? Ma certo che è possibile, se i Governi italiani che si sono succeduti dal 1950 in poi hanno sottoscritto Trattati bilaterali con gli USA, violando anche i Trattati Internazionali di Pace (Parigi 1947). Tutto ciò crediamo che sia noto sia al Capo dello Stato italiano Sergio Mattarella e al premier italiano (?) Matteo Renzi, che preferisce frequentare spesso gli USA anziché rottamare quei Trattati che rendono schiava l’Italia e che hanno trasformato la Sicilia in una macchina di guerra, contravvenendo a quanto sancisce la Costituzione Italiana. Quella Costituzione (per alcuni, o molti?) diventata scomoda e che si vuole eliminare per evitare possibili rischi di una sua reale applicazione.
Facciamo gli ipocriti? Ma certo, il diritto a festeggiare la Liberazione e la Resistenza è inviolabile. Ma certo: fino a quando?